13 Settembre 2021

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    Intesa Sanpaolo, il 14 ottobre assemblea su dividendo 2020 da riserve

    (Teleborsa) – E’ convocata per il 14 ottobre prossimo, in unica convocazione, l’assemblea ordinaria di Intesa Sanpaolo, per discutere e deliberare in materia di riserve. In particolare, si legge nella nota della banca, “sulla distribuzione di parte della Riserva straordinaria a valere sui risultati 2020 e la apposizione di un vincolo di sospensione d’imposta su parte della Riserva sovraprezzi di emissione, a seguito del riallineamento fiscale di talune attività intangibili”. LEGGI TUTTO

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    OPEC, variante Delta ritarda ripresa domanda globale del petrolio

    (Teleborsa) – La crescita della domanda globale di petrolio nel 2021 è prevista a 6 milioni di barili al giorno (MB/giorno), invariata rispetto alla valutazione del mese scorso, mentre la domanda totale di petrolio è stata rivista leggermente al ribasso a una media di 96,7 MB/giorno. È quanto sostiene l’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, nel suo Monthly Oil Market Report, il documento mensile che analizza i trend di mercato.La domanda di petrolio nel terzo trimestre “si è dimostrata resiliente, supportata dalla crescente mobilità e dalle attività di viaggio, in particolare nell’OCSE”, mentre l’aumento dei casi per la variante Delta “sta offuscando le prospettive della domanda di petrolio nell’ultimo trimestre dell’anno”. Per questo, l’OPEC ha rivisto al ribasso le stime del quarto trimestre del 2021 e, di conseguenza, la domanda per il secondo semestre.Nel 2022, la domanda di petrolio dovrebbe crescere in modo robusto di circa 4,2 MB/giorno, circa 0,9 MB/giorno in più rispetto alla valutazione del mese scorso. Il cartello dei Paesi esportatori di petrolio prevede che “la ripresa in vari combustibili sarà più forte del previsto e ulteriormente supportata da una prospettiva economica stabile in tutte le regioni”. Perciò, la domanda di petrolio nel 2022 raggiungerà i 100,8 MB/giorno, superando i livelli prepandemici.Nelle sue analisi macroeconomiche, l’OPEC osserva che, “dopo una sana ripresa nel primo semestre del 2021, lo slancio della crescita globale ha accelerato nel terzo trimestre”. Altri rialzi potrebbero provenire da “ulteriori stimoli fiscali statunitensi, allentamento monetario in corso e misure di sostegno simili in altre grandi economie”. Allo stesso tempo, nelle ultime settimane “si sono accentuate numerose sfide”, come il dilagare della variante Delta. La previsione di crescita del PIL globale dell’OPEC rimane per ora invariata sia per il 2021 che per il 2022, rispettivamente al 5,6% e al 4,2%.(Foto: skeeze / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Amplifon prevede margine EBITDA su base ricorrente di almeno 25,5% nel 2023

    (Teleborsa) – Amplifon – società appartenente al FTSE MIB e attiva nelle soluzioni e nei servizi per l’udito – mira a espandere il margine EBITDA su base ricorrente ad almeno il 25,5% nel 2023 e prevede un continuo aumento dell’utile netto per azione e di generare un flusso di cassa operativo cumulato di oltre 1 miliardo di euro nel triennio 2021-2023. È quanto comunicato dalla società in una nota in occasione dell’odierno Capital Markets Day, dove si specifica che la crescita sarà perseguita con “una forte crescita organica e acquisizioni mirate”, e che sarà “posta particolare attenzione sugli Stati Uniti”.Viene sottolineato che “la significativa generazione di cassa” consentirà di finanziare pienamente gli investimenti previsti nel periodo (pari a oltre 300 milioni di euro per Capex e circa 300 milioni di euro per acquisizioni), riducendo ulteriormente la leva finanziaria del gruppo a circa 1,2x nel 2023. Inoltre, per il 2022 e 2023, Amplifon prevede un aumento dei ricavi consolidati, a parità di perimetro pari a un tasso composto medio annuo (CAGR) high single digit, superiore alla crescita attesa del mercato.”La nostra strategia rimane semplice e mirata, ancorata a solidi fondamentali, in grado di continuare a sostenere la prossima fase di crescita grazie ad una customer proposition unica e ineguagliabile facendo leva sui nostri asset chiave: i brand, l’elevata conoscenza del consumatore e le tecnologie digitali, che arricchiranno la customer experience sia all’interno dei nostri negozi che fuori – ha commentato il CEO Enrico Vita – Sono certo che il nostro ambizioso piano ci permetterà di crescere molto più rapidamente rispetto al mercato di riferimento”.È stata confermata la guidance per il 2021, già rivista al rialzo lo scorso 29 luglio. Amplifon si aspetta ricavi consolidati di circa 1.930 milioni di euro e un Margine EBITDA su base ricorrente di circa 24,8%. Queste previsioni riflettono già la decisione della società di cessare le attività di Elite ed esclude qualsiasi contributo derivante dall’acquisizione di Bay Audio.Dopo la diffusione delle linee strategiche, è affondato il titolo Amplifon, con i prezzi allineati a 41,2 per una discesa del 4,52%. Le maggiori attese vedono un’estensione del ribasso verso l’area di supporto stimata a 40,39 e successiva a quota 39,58. Resistenza a 42,74. LEGGI TUTTO

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    Piazza Affari, il rialzo del petrolio spinge i titoli del comparto

    (Teleborsa) – L’aumento del prezzo del petrolio spinge al rialzo i titoli del settore a Piazza Affari, con il FTSE Italia All-Share Energy Index che è il migliore tra gli indici settoriali (+1,95%). Alle 13.30, i future sul greggio Brent di novembre hanno raggiunto i 73,37 dollari al barile, in aumento di 0,45 dollari o dello 0,63%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di ottobre scambiano in rialzo di 0,61 dollari, o dello 0,87%, a 70,33 dollari al barile.Brillante rialzo per ENI, che lievita in modo prepotente, con un guadagno del 2,01%, portandosi a 10,76. Operativamente le attese sono per un proseguimento della giornata in senso positivo con resistenza vista a quota 10,82 e successiva a 11. Supporto a 10,65.A cascata, aumentano anche titoli di società che forniscono servizi al settore dell’energia. Ottima la performance di Saipem, che si attesta a 2,05 con un aumento del 2,96%. A livello operativo si prevede un proseguimento della seduta all’insegna del toro con resistenza vista a quota 2,071 e successiva a 2,129. Supporto a 2,013.Seduta vivace oggi per Tenaris, protagonista di un allungo verso l’alto, con un progresso dell’1,61%, attestandosi a 8,436. Le implicazioni tecniche assunte avvalorano l’ipotesi di una prosecuzione della giornata in senso positivo con resistenza vista a quota 8,493 e successiva a 8,621. Supporto a 8,365.Balza in avanti Saras, che amplia la performance positiva odierna, con un incremento dell’1,60% a quota 0,6876. Operativamente le attese propendono per la continuazione del rialzo verso la resistenza stimata in area 0,6936 e successiva a quota 0,7084. Supporto a 0,6788. LEGGI TUTTO

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    Telecomunicazioni, con nuove norme CCE a rischio investimenti e occupazione

    (Teleborsa) – Si prospettano tempi duri per il settore delle telecomunicazioni e per i consumatori, che potrebbero veder lievitare (non poco) i costi degli abbonamenti di telefonia mobile, soprattutto quelli che incorporano anche il costo dell’eventuale acquisto di smartphone ed altri dispositivi, che dovrebbe essere spalmato in un anno anziché due. L’ennesimo aggravio, in un settore che ha visto una caduta verticale della redditività, è contenuto in una norma inserita nel decreto che recepisce, italianizzandola, la direttiva europea delle Comunicazioni elettroniche, attualmente all’esame del Parlamento. Tale norma prevede che i contratti di telefonia, sia mobile che fissa, non possano avere una durata superiore ai 12 mesi, laddove il limite oggi è di 24 mesi. Il rischio – scrive Il Messaggero – è che le offerte che inglobano, oltre al costo di telefonate e connessioni, anche la vendita di altri beni come smartphone, modem o anche costi di attivazione, possano diventare troppo elevate per i consumatori. Ad aggravare la situazione del settore anche l’aumento del 50% dei costi amministrativi e dei contributi per l’uso delle frequenze, che viene calcolato complessivamente in circa 100 milioni a livello di intero comparto e potrebbe tradursi in un indesiderato taglio degli investimenti, proprio nel momento in cui l’Italia sta portando avanti la transizione digitale grazie al PNRR. Si tratterebbe dell’ennesimo colpo ad un settore che ha già dovuto confrontarsi con l’extra costo delle aste per le frequenze 5G e con il crollo delle tariffe del roaming e del mobile – oggi fra le più basse in UE – e che in molti casi ha visto crollare la redditività al di sotto del costi dei finanziamenti. Un settore che, avendo già perso il 20% della forza lavoro nell’ultimo decennio, rischia di veder sparire altre 8mila posizioni, circa l’8% della forza lavoro attuale, nei prossimi tre anni. Fra l’altro, il provvedimento, all’esame del Parlamento giovedì prossimo, inasprisce notevolmente le sanzioni, che vengono quadruplicate e potranno arrivare fino al 5% del fatturato nei casi più gravi. Quali siano poi questi “casi” non è dato sapere, ma ciò si tradurrà in un allargamento dell’autonomia sanzionatoria dell’Authority a scapito del settore. LEGGI TUTTO

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    Generali, spunta l'asse Caltagirone-Del Vecchio in vista del rinnovo del Board

    (Teleborsa) – Nasce un asse Caltagirone-Del Vecchio sulle Generali, dopo i recenti acquisti di quote da parte della coppia di imprenditori, che sono arrivati a detenere insieme quasi l’11% del capitale del Leone di Trieste. Delfin, la holding lussemburghese di Leonardo Del Vecchio, e una serie di società controllate da Francesco Gaetano Caltagirone, hanno stipulato un Patto di consultazione in Generali, apportando congiuntamente una quota del 10,948% del capitale (oltre 173 milioni di azioni), in vista dell’assemblea della primavera 2022, quando i soci saranno chiamati ad approvare il bilancio 2021 ed il rinnovo de CdA. Ma i giochi si consumeranno ben prima di quel periodo, forse al CdA convocato per il 27 settembre, quando si potrebbe affrontare il tema della lista per il cdA.Dall’avviso a pagamento pubblicato sui quotidiani, emerge che il Patto di consultazione si concretizza “nell’impregno delle parti di consultarsi in merito alle materie poste all’ordine del giorno dell’assemblea”, in particolare alla nomina del CdA, “al fine di meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione” del gruppo assicurativo “improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile”.Il nocciolo della questione ruota attorno alle nomine ed in particolare alla figura del Ceo Philippe Donnet, che da tempo viene indicato in uscita dal Gruppo assicurativo. E c’è già chi ipotizza i papabili alla successione, ad esempio un ritorno dell’ex Ad Sergio Balbinot o l’arrivo dell’ex Ad di MPS Marco Morelli.La vera storia è che si profila un braccio di ferro a colpi di candidature in vista della prossima assemblea, da un lato il Board sostenuto da Mediobanca, titolare del 12,93% del capitale, che chiederà di rinnovare l’incarico di Donnet, facendo leva sul raggiungimenti di tutti i target del Piano e sulla consolidata esperienza del manager francese; dall’altro la coppia di imprenditori, che presenterà una propria lista di candidati, chiedendo al nuovo CdA un “salto di qualità”, qualcosa di più dei risultati già brillanti portati dall’attuale Ceo. Alla fine l’ago della bilancia sarà il mercato, in particolare gli investitori istituzionali, che all’ultima assemblea hanno pesato per il 24% del capitale.Frattanto, IVASS e Consob stanno seguendo con grande attenzione l’evolversi della vicenda, soprattutto l’authority di regolamentazione del mercato, che guarda con una certa apprensione alla doppia partecipazione di Del Vecchio e Caltagirone in Generali e nella controllante Mediobanca, con il patron di Luxottica che detiene la quota massima a ridosso del 20% in Piazzetta Cuccia ed il costruttore romano che è già arrivato ad una quota del 3% con facoltà di salire fino al 5% del capitale. LEGGI TUTTO

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    Giappone, prezzi produzione agosto crescono meno del previsto

    (Teleborsa) – Rallenta la corsa dei prezzi alla produzione in Giappone. Secondo la Bank of Japan, a giugno i prezzi di fabbrica hanno registrato un incremento del 5,5% su base annua, rispetto al +5,6% del mese precedente ed atteso dagli analisti. Su base mensile, i prezzi all’industria non hanno registrato variazioni, a fronte del +1,1% di luglio e del +0,2% indicato dal consensus. I prezzi import hanno segnato un aumento dell’1,8% su base mensile e del 29,2% su base tendenziale. I prezzi export sono saliti del 2,2% su mese e del 26,5% su anno. LEGGI TUTTO