10 Gennaio 2023

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    World Economic Forum: allarme recessione globale. Cautela sull'arrivo di Zelensky

    (Teleborsa) – Evitare una recessione globale causata dalla crescente frammentazione geopolitica sul fronte del commercio e degli investimenti e dall’alta inflazione. Sarà questo il focus del “Wef23” che si apre la prossima settimana a Davos. Il World Economic Forum – come ha annunciato l’organizzazione – vedrà una partecipazione record di ministri delle Finanze, ben 57, un afflusso massiccio di banchieri centrali, 17, e una rappresentanza forte di capi di stato e governo europei. Il fondatore e presidente esecutivo del Wef Charles Schwab ha parlato di presenze “record” con oltre 2.700 leader.Il tema centrale del Wef23 “Cooperazione in un mondo frammentato” – ha spiegato il presidente dell’organizzazione con sede a Ginevra, Borge Brende – sarà “evitare una recessione globale: non ci sarà una ripresa globale senza rilanciare il commercio e gliinvestimenti globali” minacciati dalle tensioni geopolitiche.Ampio spazio dei panel di Davos sarà dedicato alla guerra in Ucraina. L’organizzazione, tuttavia, citando motivi di sicurezza, non ha confermato le indiscrezioni di un arrivo del presidente Volodymyr Zelensky. Sul fronte delle istituzioni europee sono attesi, tra gli altri, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen con il vice Valdis Dombrovskis, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, e i commissari Gentiloni (Affari economici), Hahn (Bilancio), Simson (Energia). Ci sarà, inoltre, la presidente della Bce Christine Lagarde, che interverrà a due panel del Forum, giovedì con Dombrovskis e venerdì con la presidente del Fmi Kristalina Georgieva. La delegazione Usa sarà formata dalla rappresentante per il Commercio Katherine Tai e dal segretario per il Lavoro Martin Walsh. La rilevanza delle tematiche di sicurezza e la presenza di una delegazione ucraina potrebbe essere all’origine dell’arrivo di Avril Haines, numero uno dell’Intelligence nazionale, e Christopher Wray, il capo dell’Fbi. Per il clima ci sarà l’Inviato speciale John Kerry.Pochi gli “special address” (von der Leyen e il premier spagnolo Pedro Sanchez martedì 17 gennaio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz mercoledì 18) anche se alcuni slot per i discorsi dei leader sono ancora da annunciare. L’Italia, dopo la rinuncia di Giancarlo Giorgetti (Economia) che aveva inizialmente annunciato di partecipare, ad oggi sarebbe presente con un solo ministro, Giuseppe Valditara (Istruzione). Più consistente la presenza francese con ben sei ministri fra cui Le Maire (Economia), Boone (Europa) e il governatore della banca centrale Villeroy de Galhau. La Germania vedrà oltre al premier e al suo vice Robert Habeck, il presidente della Bundesbank Joachim Nagel, il ministro delle Finanze Christian Lindner e ben otto ulteriori figure pubbliche. Prevista una presenza di alto livello dipolacchi (col presidente Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki), lettoni e lituani.Le grandi multinazionali hanno inviato i leader di colossi come Chevron, Google, Amazon, Intel, Paypal, Amazon. L’Italia ci sarà con Enel (Starace, che parlerà a un panel sull’energia giovedì 19), Eni (Calvosa) e presenze regolari come Andrea Illy, Merloni, Moretti Polegato (Geox), Nerio ed Erica Alessandri (Technogym) e, fra le banche, il presidente di Intesa Sanpaolo Carlo Messina e il ceo di Unicredit Andrea Orcel. Torna a Davos, dopo almeno due anni in tono minore, la grande finanza: nutrita la presenza di Blackrock col presidente Larry Fink, oltre ai leader di Goldman Sachs col ceo David Solomon, Jp Morgan (con il numero uno Jamie Dimon), Deutsche Bank, Morgan Stanley e altri grossi nomi delle banche d’affari.Sul fronte politico assenti anche in questa edizione russi e iraniani, con una presenza limitata dei sauditi, turchi, anche Israele sceglie il basso profilo (atteso il governatore della banca centrale). Il Qatar, invece, invierà due ministri accanto al vicepremier e ministro degli Esteri Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani. Il Brasile reduce dall’assalto alle istituzioni nella capitale manderà Marina Silva, ministro dell’Ambiente che promette di riprendere la lotta alla deforestazione. Attesi anche la presidente moldava Maia Sandu e il premier georgiano Irakli Garibashvili. LEGGI TUTTO

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    Bed Bath & Beyond, titolo in rally: mercato guarda a “opzioni strategiche”

    (Teleborsa) – Ottima performance per Bed Bath & Beyond, che scambia in rialzo del 17,59% dopo che il rivenditore di articoli per la casa, sull’orlo della bancarotta, ha comunicato di valutare tutte le alternative strategiche.”All’inizio del terzo trimestre, abbiamo avviato un piano di turnaround ancorato al servizio dei nostri fedeli clienti, dopo un periodo in cui la nostra merce e la nostra strategia si erano allontanate dalle loro preferenze – ha commentato Sue Gove, Presidente e CEO -. Sebbene ci siamo mossi in modo rapido ed efficace per modificare l’assortimento e altre strategie di merchandising e marketing, l’inventario era limitato e non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi”.”Come abbiamo condiviso la scorsa settimana, continuiamo a lavorare con i consulenti mentre consideriamo tutte le alternative strategiche per raggiungere i nostri obiettivi a breve e lungo termine” – ha aggiunto – spiegando che “vengono esplorati molteplici percorsi e stiamo determinando i nostri prossimi passi in modo approfondito e tempestivo”.L’analisi settimanale del titolo rispetto al Nasdaq 100 mostra un cedimento rispetto all’indice in termini di forza relativa della catena retail americana, che fa peggio del mercato di riferimento.Il quadro tecnico di Bed Bath & Beyond suggerisce un’estensione della linea ribassista verso il pavimento a 1,657 USD con tetto rappresentato dall’area 2,197. Le previsioni sono per un prolungamento della fase negativa al test di nuovi minimi individuati a quota 1,408. LEGGI TUTTO

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    UGL, Capone: “Incentivare contrattazione di secondo livello per tutelare potere d'acquisto”

    (Teleborsa) – “La spirale inflazionistica ha provocato una preoccupante erosione del potere d’acquisto dei lavoratori italiani aumentando il divario sociale. In tale contesto, è opportuno riaprire il tavolo della concertazione per rivedere l’attuale modello di relazioni industriali e tutelare i livelli occupazionali. È cruciale, dunque, discutere del rinnovo dei contratti collettivi nazionali che in Italia coprono oltre il 90% dei lavoratori e definiscono aspetti fondamentali come la retribuzione, l’organizzazione e l’orario di lavoro, l’avanzamento di carriera, la previdenza e il welfare”. Questo l’appello lanciato dal segretario generale dell’UGL, Paolo Capone, in merito al rinnovo dei contratti collettivi.”Al contempo, – prosegue Capone – occorre rilanciare la contrattazione di secondo livello attraverso incentivi sul piano fiscale come proposto dal giuslavorista Pietro Ichino, attuando i principi della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese che proprio nella contrattazione aziendale realizzano il dettato dell’art.46 della Costituzione italiana. Come UGL, pertanto, auspichiamo una riforma complessiva delle politiche attive del lavoro, al fine di promuovere programmi di orientamento, formazione e riqualificazione professionale in grado di favorire il ‘matching’ fra domanda e offerta di lavoro e incoraggiare la produttività. In tal senso, è necessario invertire la rotta del passato fondata sui sussidi a pioggia e puntare sul reddito di responsabilità che prevede la responsabilizzazione del percettore e il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati”. LEGGI TUTTO

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    Decreto Aiuti Quater, Anief: “Supplenze di pochi giorni pagate con soldi risparmiati dall'organico Covid non attivato”

    (Teleborsa) – “Sulla forte esigenza di implementare risorse umane nelle scuole tutti si dicono d’accordo, ma quando c’è decidere si procede sempre al contrario. L’attuale Governo conferma la regola: anziché confermare l’organico aggiuntivo degli ultimi due anni, approvando l’emendamento Anief al decreto Milleproroghe ed in precedenza allo stesso DL 176 Aiuti Quatar, con decreto legge a Palazzo Madama le Commissioni decidono di utilizzare i risparmi del ‘cosiddetto organico covid’ per finanziare i contratti di supplenza breve e saltuaria del personale scolastico, dove è autorizzata per il 2022 la spesa di 150 milioni di euro”. È quanto scrive oggi Orizzonte Scuola specificando che “in base a quanto previsto dall’Accordo politico sottoscritto il 10 novembre 2022 tra il ministero dell’Istruzione e le organizzazioni sindacali, l’art. 14 comma 3 stanzia ulteriori 100 milioni di euro per il solo anno 2022 ad integrazione delle risorse contrattuali per il triennio 2019 2021”. La misura potrebbe “entrare nel testo definitivo” assieme ad altre in quanto approvate “come emendamenti al Senato.”Riteniamo questo modo di procedere – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – del tutto inappropriato: siamo all’antilogica dei sofisti greci, perché oltre a minare il servizio scolastico ordinario, avere privato le nostre scuole di almeno 40 mila docenti e Ata, si va a realizzare un’operazione incoerente che andrà a ricadere pure sulla gestione degli importanti finanziamenti che ogni istituto scolastico sta ricevendo dall’Unione europea, in chiave Pnrr, per digitalizzare l’offerta formativa, combattere l’abbandono scolastico e restaurare gli edifici dove ogni giorno fanno lezione quasi nove milioni di alunni, più un milione di insegnanti, Ata e dirigenti quasi sempre in condizioni di non sicurezza. L’unica logica che può essere prevalsa – continua il sindacalista – è quella di risparmiare ancora una volta sottraendo soldi alla scuola, senza pensare alla funzionalità del servizio e al pericolo incombente cui si sta andando incontro mettendo a rischio i progetti del Pnrr. Come si fa a far venire meno delle risorse umane così importanti proprio nel momento del massimo bisogno? Invece di seguire quanto chiesto da Anief con una modifica al decreto Milleproroghe e dare seguito all’appello pubblico di reintegrare i 55mila docenti e ATA assunti per due anni e oggi abbandonati al loro destino, si procede all’opposto. Così non va”. LEGGI TUTTO

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    Banca Mondiale stima crescita debole in Europa e USA

    (Teleborsa) – Inflazione persistente, aumento dei tassi di interesse ed effetti del conflitto in Ucraina. Sono questi i fattori che hanno spinto la Banca Mondiale a rivedere le proprie previsioni di crescita sia per le economie avanzate sia per quelle emergenti ed in via di sviluppo. Stime riviste al ribasso con aspettative, poi, di una moderata ripresa. Nel dettaglio, l’istituto internazionale stima ora una crescita mondiale all’1,7% nel 2023 dal +3% previsto lo scorso giugno. Poi, prevede una espansione al 2,7% nel 2024. Le previsioni del 2023 sono state “riviste al ribasso per il 95% delle economie avanzate e per quasi il 70% di quelle emergenti e in via sviluppo” – evidenzia la Banca Mondiale – che cita le “fragili condizioni economiche” e la possibilità che “ogni sviluppo avverso potrebbe spingere l’economia mondiale in recessione”.In particolare, per le economie avanzate, l’Istituzione prevede un rallentamento al +0,5% quest’anno dal +2,5% registrato nel 2022, sottolineando che “negli ultimi due decenni rallentamenti di questa dimensione hanno prefigurato una recessione globale”. Negli Stati Uniti la crescita è prevista calare al +0,5% nel 2023, ovvero 1,9 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti, mentre in Eurolandia la crescita è attesa a zero, con una revisione al ribasso di 1,9 punti percentuali. Frena anche la Cina: la crescita è stata rivista al ribasso di 0,9 punti percentuali al 4,3% nel 2023. LEGGI TUTTO

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    Coopfond compie 30 anni: oltre un miliardo di euro di interventi a sostegno di 1200 imprese

    (Teleborsa) – Dal 1993 sono stati investiti 1 miliardo e 200mila euro in interventi rotativi per sostenere 1200 imprese. Con questi risultati Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, giovedì 12 gennaio a Roma (Palazzo Wedekind, Piazza Colonna), festeggia il trentennale con un confronto a Roma tra il mondo cooperativo e i rappresentanti delle istituzioni sul tema “Persone, imprese, comunità: per una nuova economia cooperativa”. Parteciperanno tra gli altri, Maria Teresa Bellucci viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali e Massimo Bitonci, sottosegretario alle Imprese e del Made in Italy. “L’intento – spiega Legacoop in una nota – è condividere le azioni necessarie per contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese”. Il Fondo mutualistico di Legacoop opera senza nessun fondo pubblico utilizzando il 3% degli utili annuali delle cooperative più grandi versati in favore di quelle più piccole, per sostenerne la nascita, lo sviluppo e l’aiuto nelle situazioni di crisi.Con una raccolta trentennale pari a 577 milioni di euro (Nord: circa 420 milioni, Centro: circa 131, Sud e isole: circa 24 milioni), Coopfond ha un patrimonio di quasi 500 milioni di euro accumulato grazie al contributo annuale di una media di 2.300 cooperative. “Coopfond è impegnato per costruire una nuova economia cooperativa – spiega il direttore generale Simone Gamberini – capace di generare uno sviluppo equo e sostenibile per il nostro Paese. Lo facciamo orientando all’impatto i nostri interventi, per stimolare l’evoluzione delle cooperative verso l’inclusione, il green e il digitale. Per riuscirci utilizziamo le risorse delle stesse imprese, realizzando il valore del mutualismo, ma vogliamo anche rendere appetibile il mondo cooperativo a soggetti finanziari che finora mai avevano guardato ad esso e aiutare le cooperative a cogliere le opportunità offerte dal PNRR”. Non solo manifattura, sociale e agroalimentare, negli anni Coopfond ha sviluppato e adattato gli interventi alle richieste di mercato. “I risultati dell’attività di Coopfond, con la significativa evoluzione in nuovi settori di intervento – aggiunge Mauro Lusetti, presidente di Legacoop e di Coopfond – testimoniano il valore dell’impegno di Legacoop per la promozione e lo sviluppo dell’impresa cooperativa, che ha permesso di estendere oltre i confini della singola impresa il principio della mutualità. Gli effetti positivi di questa azione hanno dato un contributo importante al rafforzamento di un modello di impresa che può giocare un ruolo centrale nella costruzione di un nuovo paradigma di sviluppo”. I progetti – Con il programma nazionale Coopstartup sono state create 75 startup cooperative, 15 solo durante l’ultimo esercizio (2021/22), con il 95% dei soci costituito da giovani laureati. In totale, sono state incentivate 1.313 idee progettuali, per 4.165 iscritti alla piattaforma, presentati 267 business plan e sono stati risultati vincitori dei bandi 101 progetti. Per sostenere la nascita di imprese al femminile e reagire alla crisi lavorativa scoppiata in seguito alla pandemia che ha interessato principalmente le donne, Coopfond, in sinergia con la commissione Pari opportunità di Legacoop, ha lanciato il bando CoopstartupHER, attualmente in svolgimento, che accompagnerà le aspiranti cooperative e finanzierà con 10mila euro a fondo perduto ognuno dei 5 progetti vincitori. Sono 1.762 i posti di lavoro recuperati con i Workers buyout, i lavoratori di un’impresa in crisi o destinata alla chiusura, comprese le aziende confiscate alla criminalità organizzata, che associati diventano imprenditori di sé stessi. Dagli anni più intensi della crisi economica, il Fondo ha sostenuto attraverso partecipazioni temporanee al capitale sociale (13,8 milioni di euro) e finanziamenti (9,4 milioni di euro) 70 operazioni.Con Respira, la piattaforma di Coopfond, Legacoop, Banca Etica ed Ecomill, in pochi mesi sono stati avviate oltre 50 domande da gruppi di cittadini e cooperative o enti locali per attivare il percorso per la costituzione di una comunità energetica in forma cooperativa. Sul fronte caro-bollette, nell’ultimo periodo, Coopfond ha stanziato oltre 1,5 milioni di euro a copertura degli oneri finanziari generati dai prestiti sottoscritti dalle cooperative per affrontare gli extra costi energetici.I dati dell’ultimo anno – Nell’esercizio 2021/22 Coopfond ha raccolto 18,9 milioni da 2.375 coop conferenti. Più 2,2 milioni rispetto all’esercizio precedente (16,7 milioni di euro) e con un dato che conferma la tendenza alla crescita e al consolidamento: il totale arriva, infatti, da un numero di cooperative conferenti inferiore rispetto al 2020/2021(2.860). A livello regionale, si confermano Emilia-Romagna, Umbria e Toscana che da sole raccolgono il 73% circa del totale, con il decremento registrato in quasi tutte le altre regioni più che compensato dall’aumento della raccolta in Emilia-Romagna (+32%). Il record della raccolta di Sud e Isole è della Sardegna: con un +210% rispetto all’esercizio precedente l’isola raccoglie con le sue 110 coop un totale di 313mila euro, posizionandosi anche prima del Lazio (110 coop per una raccolta di 227mila euro). Se in Italia sono le coop del settore manifatturiero (273) a raccogliere la cifra più alta in favore di Coopfond (circa 6 milioni), sono i dettaglianti (16) a versare di più rispetto al numero di imprese conferenti: poco meno di 4 milioni. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte ingrosso stabili a novembre. Calano le vendite

    (Teleborsa) – E’ stabile la crescita delle scorte di magazzino negli Stati Uniti. Nel mese di novembre 2022, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato un aumento dell’1% a 933,1 miliardi di dollari come nel mese precedente e atteso dagli analisti. Su base annua si registra una salita del 20,9%. Nello stesso periodo le vendite sono calate dello 0,6% su base mensile a 693,7 miliardi di dollari, rispetto al +0,4% precedente. Su anno si è registrato un incremento dell’8,7%. La ratio scorte/vendite è pari all’1,35 contro l’1,21 di un anno prima.(Foto: Photo by Adrian Sulyok on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Benzina, associazioni consumatori: “Necessari provvedimenti urgenti e adeguati per calmierare i prezzi”

    (Teleborsa) – Maggiori controlli, taglio delle accise e provvedimenti urgenti per calmierare i prezzi. È quanto chiedono le associazioni dei consumatori che insorgono difronte all’incremento dei listini carburanti che continuano a mantenersi su livelli elevatissimi. Secondo i dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), appena pubblicati, il prezzo della benzina in modalità self service sale a 1,812 euro al litro, il gasolio a 1,868 euro al litro. Ma, in numerosi distributori, non mancano le eccezioni al rialzo. “In autostrada il prezzo del gasolio in modalità servito supera in molti distributori i 2,4 euro al litro, sfondando sulla A14 il tetto dei 2,5 euro – denuncia il Codacons, che sta monitorando l’andamento dei listini al dettaglio –. In base agli ultimi prezzi comunicati tra ieri e oggi dai gestori al Ministero delle imprese, sulla A1 la verde arriva a costare 2,369 euro al litro col servito, il gasolio 2,449 euro/litro; situazione analoga sulla A4 dove un litro di benzina arriva a 2,384 euro, il diesel 2,459 euro. 2,499 euro/litro il gasolio sulla A21, 2,471 euro/litro sulla A13. Sulla A14 i listini hanno sfondato la soglia psicologica dei 2,5 euro al litro: benzina 2,444 euro, gasolio 2,531 euro”.Sull’andamento anomalo dei listini alla pompa il Codacons, dopo la denuncia a 104 Procure e Guardia di Finanza, ha presentato ieri l’annunciato esposto all’Antitrust, chiedendo all’autorità di aprire una istruttoria per accertare eventuali pratiche scorrette o cartelli anti-concorrenza. In particolare l’associazione ha chiesto all’Antitrust di “verificare con sollecitudine l’esistenza di eventuali intese vietate e porre subito un freno a tali condotte che stanno arrecando dei gravi danni ai consumatori. L’aumento ingiustificato dei listini alla pompa, così come eventuali intese o illeciti per mantenere elevati i prezzi, crea infatti – sottolinea l’associazione – un duplice danno alla collettività, perché da un lato fa aumentare la spesa per il pieno, dall’altro porta ad effetti indiretti sull’inflazione attraverso incrementi dei prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni, considerato che in Italia l’85% della merce viaggia su gomma”. In tale scenario il Codacons ha chiesto all’Antitrust di “avviare un’istruttoria per verificare l’esistenza di infrazioni ai divieti stabiliti dall’art. 101 TFUE ovvero intese restrittive della concorrenza e dunque utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari ad accertare se ne fatti descritti sussistano eventuali fattispecie di illecito civile e amministrativo nonché eventuali responsabilità e pratiche commerciali vietate e di conseguenza, se accertate, disporne le adeguate sanzioni, l’inibizione della continuazione con rimozione degli effetti, previa sospensione cautelare nelle more dell’istruttoria”, disponendo il sequestro delle bolle di acquisto dei carburanti direttamente presso le società petrolifere nonché presso tutti gli operatori della filiera la documentazione utile a capire se siano in atto manovre speculative per far salire in modo ingiustificato i listini alla pompa in quanto costituenti cose pertinenti al reato necessarie per l’accertamento dei fatti.Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha fatti sapere di aver scritto al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo la collaborazione del Corpo al fine di acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate.Per l’Unione Nazionale Consumatori (Unc), tuttavia, la responsabilità dell’aumento dei prezzi è da attribuire al rialzo delle accise deciso dal governo Meloni. “Nessuna speculazione sui carburanti. Il rincaro, almeno per il momento, – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – è dovuto esclusivamente alla scelta sciagurata e miope del Governo Meloni di voler spennare come polli gli automobilisti, facendo scattare il rialzo delle accise. Infatti, a parte i soliti furbetti del quartierino che non mancano mai, secondo i dati ufficiali del Mase, in media nazionale la benzina sale rispetto alla rilevazione del 31 dicembre di 16,79 centesimi per la benzina e di 16 cent per il gasolio, ossia addirittura sotto ai 18,3 cent che matematicamente dipendono dall’aumento di 15 cent delle accise + Iva. Insomma una bufala gonfiata ad arte dal Governo per tentare di scagionarsi dalle sue responsabilità. Una stangata, rispetto a settimana scorsa, pari a 8 euro e 40 cent per un pieno da 50 litri di benzina e 8,01 euro per il gasolio, rispettivamente 201 e 192 euro all’anno per una famiglia che fa due pieni al mese. Oggi pomeriggio il Governo deve rivedere la sua posizione ripristinando il taglio di 25 cent, 30,5 con Iva, che Draghi aveva fatto dal 22 marzo al 31 dicembre. Infatti, nonostante questo sconto, il 2022 si chiude con il prezzo medio, in termini nominali, più elevato di sempre. Peggio anche rispetto al 2002, l’anno catastrofico nel quale la benzina in modalità self arrivò a 1,786 e il gasolio a 1,706, ben sotto alla media dello scorso anno pari, rispettivamente, i 1,812 e 1,815. Inoltre vanno considerati i possibili effetti legati alle ritorsioni russe al tetto Ue al prezzo del petrolio. Ora, per colpa del Governo Meloni, – conclude Dona – un litro di benzina costa, rispetto a un anno fa, quasi 8 cent in più, con un rialzo del 4,5%, pari a un aggravio di 3 euro e 93 cent per un pieno da 50 litri, mentre il gasolio sale del 16,9%, 27 cent al litro, pari a 13 euro e 51 cent a rifornimento”. Secondo Federconsumatori gli attuali prezzi dei carburanti “sono ben al di sopra del livello su cui si dovrebbero attestare, al di là dell’applicazione piena dell’accisa, il cui sconto è terminato il 31 dicembre, soprattutto se si comparano ai prezzi praticati in passato con condizioni simili a quelle attuali nei mercati petrolifero e valutario”. Stando ai dati dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, tenendo conto sia dell’andamento delle quotazioni dei prodotti petroliferi, sia dell’andamento del cambio euro/dollaro, la benzina oggi dovrebbe costare almeno 8 centesimi di meno al litro e il gasolio ben 19 centesimi in meno. Questo – prosegue l’associazione – “comporta un aggravio annuo, in termini diretti, per ciascun automobilista che effettua un rifornimento di 2 pieni al mese, di 96 euro nel caso della benzina, di 228 euro per il diesel. A ciò si aggiungono le gravi ricadute indirette che gli aumenti dei carburanti determinano sull’andamento dei prezzi dei beni (trasportati per oltre l’86% su gomma) e dei servizi, che secondo le nostre stime ammontano a circa 126 euro annui di spesa in più per famiglia”. I calcoli – spiega Federconsumatori – “sono effettuati al netto della tassazione e mettono in evidenza come le speculazioni siano in atto da tempo, in forma più o meno acuta, come noi da mesi denunciamo, invocando, purtroppo inascoltati, la costituzione di appositi Osservatori territoriali per il monitoraggio e il contrasto del fenomeno: il ripristino pieno delle accise non fa che peggiorare una situazione già insostenibile. Perciò non basta mettere in campo controlli a tappeto, pur necessari sin da prima, ma servono provvedimenti urgenti e adeguati per calmierare i prezzi dei carburanti e farli tornare alla normalità. Un’azione su più fronti, che riproponga, anche in maniera temporanea, lo sconto sulle accise, che stride fortemente con certe misure della manovra come quelle prese a favore dei club calcistici di Serie A o come l’iniqua flat-tax per le partite IVA e che metta nell’agenda di governo una seria riforma della tassazione sui carburanti”. Una riforma che per Federconsumatori deve essere basata su tre punti fondamentali: eliminazione di quote di accisa obsolete e ingiustificate, che portano il livello di tassazione italiano molto al di sopra degli altri Paesi europei; introduzione dell’accisa mobile, in grado di autoregolarsi al ribasso quanto le quotazioni dei prodotti petroliferi oltrepassino una soglia stabilita; scorporo dell’accisa dall’applicazione dell’IVA sui carburanti, l’ingiusta tassa sulla tassa.”Attraverso quest’azione combinata – conclude Federconsumatori – sarà possibile contenere in maniera significativa i prezzi dei carburanti e ridurre una tassazione che, oggi, arriva addirittura a circa il 60% del costo complessivo del carburante. LEGGI TUTTO