More stories

  • in

    Immobiliare, Invimit SGR pubblica offerta per la locazione di Villa Pullè a Verona

    (Teleborsa) – Invimit SGR S.p.A., società detenuta interamente dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ha pubblicato sul sito aziendale l’offerta pervenuta da parte di un operatore per la locazione del complesso di Villa Pullè, costituito dalla Villa del XVIII secolo e dal parco monumentale, sito nel quartiere Chievo di Verona, da tempo in disuso.All’esito del sopralluogo svolto recentemente dai rappresentanti di Invimit, alla presenza del sindaco Damiano Tommasi e della sua vice Barbara Bissoli, la SGR dà così seguito all’obiettivo di valorizzare il complesso per creare valore economico e sociale. Nel dettaglio, la progettazione ed i lavori per destinare il complesso in una senior house al servizio della comunità saranno a cura e carico del proponente. È previsto un contributo della SGR a supporto dell’onere di ristrutturazione, mentre la manutenzione ordinaria e straordinaria rimarranno a carico del conduttore. Il contratto di locazione avrà una durata di 20+5 anni e prevede un canone incrementale nei primi due anni, a regime dal terzo anno in poi. L’offerta pervenuta è stata pubblicata dalla SGR, nel rispetto della procedura vigente, per dare la possibilità a eventuali operatori di presentare offerte migliorative entro e non oltre i prossimi 60 giorni.(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

  • in

    USA, Indice Fed di Dallas aprile crolla a -35,8 punti

    (Teleborsa) – Peggiora l’attività delle fabbriche nel Distretto di Dallas, nel mese di aprile 2025, secondo quanto segnalato dai dirigenti aziendali che hanno risposto al Texas Manifacturing Outlook Survey. L’indice generale manifatturiero, elaborato dalla Federal Reserve di Dallas, si è portato a -35,8 punti (ai minimi da maggio 2020) rispetto ai -16,3 del mese precedente. Bisogna ricordare che quando le aziende che segnalano un aumento supera il numero di quelle che segnalano una diminuzione, l’indice sarà maggiore di zero e viceversa.L’indice di produzione, una misura chiave delle condizioni di produzione dello Stato, è stato poco mosso a 5,1 punti, mentre i nuovi ordini sono crollati di 20 punti a -20. L’indice della capacità di utilizzo rimane negativa e si porta a -3,8 punti, mentre l’indice delle consegne cala a -5,5 da +6,1 punti. LEGGI TUTTO

  • in

    UE, il 6 maggio in arrivo la roadmap per l’addio all’energia russa

    (Teleborsa) – “Abbiamo tagliato i finanziamenti per l’economia di guerra russa e rafforzato la nostra sicurezza energetica. Ma c’è ancora molto da fare. Tra due settimane il commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, presenterà una tabella di marcia con misure concrete per eliminare gradualmente tutte le importazioni di combustibili fossili russi. In modo da non dipendere più da una potenza ostile per il nostro fabbisogno energetico”. È quanto ha affemato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al summit sulla sicurezza energetica a Londra, citando la tabella di marcia attesa il 6 maggio. “All’inizio di questo decennio, dipendevamo eccessivamente da un unico fornitore per il nostro fabbisogno energetico – ha detto von der Leyen –. La Russia forniva il 45% del nostro gas, il 50% del nostro carbone e quasi un terzo del nostro petrolio. Per decenni, non siamo riusciti a riconoscere i costi derivanti da questa dipendenza. Il rischio di ricatti, coercizioni economiche, shock dei prezzi; questa realtà è emersa dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina”.Mosca – ha aggiunto la presidente della Commissione europea – “ha cercato di sfruttare la nostra eccessiva dipendenza tagliandoci il gas, ha cercato di causare turbolenze economiche e indebolire la nostra determinazione per l’Ucraina e ha fallito”. Von der Leyen ha ricordato che l’Ue ha “risposto con il RePowerEu diversificando gli approvvigionamenti” e “accelerando la transizione verso l’energia pulita”. “Siamo passati dal 45% delle nostre importazioni di gas provenienti dalla Russia al 18% – ha spiegato – Siamo passati da un barile di petrolio su cinque a uno su cinquanta, una riduzione di dieci volte. E siamo arrivati a zero carbone dalla Russia”. LEGGI TUTTO

  • in

    Europa, UNRAE: “Mercato auto in leggera crescita, marzo a +2,8%”

    (Teleborsa) – Il mercato dell’auto in Europa registra a marzo un incremento del 2,8%, con 1.422.628 immatricolazioni rispetto alle 1.383.423 dello stesso mese 2024 (ma -19,7% sul 2019). Questo riduce a un lieve calo dello 0,4% la perdita del primo trimestre – con 3.382.057 immatricolazioni – rispetto a gennaio-marzo 2024. Andamenti estremamente differenziati nel mese fra i 5 Major Market: +23,2% la Spagna, +12,4% il Regno Unito (il miglior marzo dal 2019), +6,3% l’Italia, -3,9% e -14,5% rispettivamente Germania e Francia.Meno ampio il divario nel trimestre: +14,1% la Spagna e +6,4% il Regno Unito, in rosso Italia, Germania e Francia, che perdono rispettivamente l’1,6%, il 4,3% e il 7,8%. L’Italia si colloca al terzo posto in Europa per volume totale sia nel mese che nel trimestre.Per quanto riguarda le auto “con la spina” (ECV), l’Italia resta invece fanalino di coda sia a marzo sia nel trimestre, nonostante la quota sia in crescita rispetto al 2024. Nel mese, il 9,8% italiano (BEV 5,4% e PHEV 4,4%) è molto lontano dal 28,9% del Regno Unito (BEV 19,4% e PHEV 9,5%), dal 27,3% della Germania (BEV 16,8% e PHEV 10,5%) e dal 24,4% della Francia (BEV 19,0% e PHEV 5,4%), ma anche la Spagna fa meglio con le ECV al 14,1% (BEV 6,9% e PHEV 7,2%). Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 25,5% di share: BEV al 17,1% (+2,9 punti percentuali) e PHEV all’8,4% (+1,2 p.p.). Nel trimestre l’Italia è ultima tra i cinque mercati con una quota di ECV al 9,4% (BEV al 5,2% e PHEV al 4,2%), rispetto a: Regno Unito 29,9% (BEV 20,7% e PHEV 9,2%), Germania 26,6% (BEV 17,0% e PHEV 9,6%), Francia 23,0% (BEV 18,2% e PHEV 4,8%) e Spagna 14,2% (BEV 6,9% e PHEV 7,3%). Nel totale del mercato europeo nel primo trimestre 2025, le ECV coprono il 24,9% di share: BEV al 17,0% (+3,8 p.p.) e PHEV al 7,9% (+0,4 p.p.).UNRAE esprime preoccupazione per l’inasprimento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Se da un lato, per favorire un contesto negoziale più efficace, si è registrata la parziale sospensione di 90 giorni dei dazi annunciata dagli Stati Uniti e la simmetrica sospensione delle contromisure varate dall’Unione Europea in diversi comparti produttivi, dall’altro sono stati esclusi dalla proroga proprio i dazi al 25% per il comparto automotive.L’Associazione sottolinea che per l’automotive l’interscambio tra i 27 Paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti vale complessivamente 38,9 miliardi di euro in esportazioni e 8,4 miliardi in importazioni, mentre per l’Italia il valore delle esportazioni verso gli USA si attestaa 3,4 miliardi, a fronte di appena 0,1 miliardi di importazioni, con un conseguente impatto negativo a dispetto di qualsiasi contromisura di natura tariffaria. Il rischio maggiore, tuttavia, riguarda la componentistica italiana destinata all’export verso la Germania e utilizzata nell’assemblaggio di veicoli destinati al mercato statunitense: un flusso che da solo vale 5 miliardi di euro.UNRAE sottolinea inoltre il clima di forte incertezza per il settore dovuto alle conseguenze di una guerra commerciale transatlantica, che restano al momento difficili da stimare, ma potrebbero ripercuotersi su più fronti: dai mercati finanziari, alla crescita globale per effetto di una maggiore inflazione statunitense, fino a un calo della domanda di auto, penalizzata dall’incertezza diffusa.Sul piano normativo, restano sotto osservazione le recenti iniziative della Commissione Europea: il Piano d’Azione per l’Automotive presentato a marzo e la proposta di decarbonizzazione delle flotte aziendali, che prevede la progressiva conversione a veicoli esclusivamente elettrici. Entrambi i dossier sono attualmente oggetto di valutazione da parte dei singoli Stati membri, che dovranno definire modalità applicative e possibili implicazioni attraverso il confronto con gli stakeholder, al fine di costruire una posizione comune che consenta all’Europa di accelerare il percorso di transizione energetica.”UNRAE auspica che Parlamento e Consiglio Europeo possano esprimersi velocemente sull’emendamento ai Regolamenti vigenti presentato dalla Commissione Europea – ha dichiarato il Direttore Generale Andrea Cardinali –. La proposta introdurrebbe una maggioreflessibilità per il rispetto degli obiettivi di emissione di CO2 fissati per il 2025, consentendo di calcolare la media delle prestazioni su tre anni (2025-2027) e compensare eventuali scostamenti in uno o due anni con risultati migliorativi negli altri. In ambito nazionale – ha aggiuntoCardinali – l’UNRAE denuncia la mancanza di elementi strutturali necessari ad accompagnare la transizione energetica. Mancano infatti sia un piano di sostegno pluriennale alla domanda di vetture a zero e bassissime emissioni, sia un programma vincolante per il parallelo e capillare sviluppo delle infrastrutture di ricarica. Inoltre è sempre più urgente la revisione del regime fiscale delle auto aziendali, quale fattore abilitante per lo sviluppo della nuova mobilità. Si tratta di un comparto che, grazie al veloce tasso di ricambio dei veicoli,consentirebbe di immettere sul mercato del nuovo e dell’usato un numero consistente di vetture a zero e bassissime emissioni. Non si può continuare a sottovalutare e rinviare interventi che l’UNRAE richiede da anni per queste vetture, quali la maggiorazione di detraibilità dell’IVA e deducibilità dei costi e la riduzione del periodo di ammortamento a 3 anni”.Sul tema delle auto aziendali, l’UNRAE segnala l’approvazione da parte della Camera della modifica normativa che esclude dalle nuove disposizioni sui fringe benefits i veicoli ordinati entro il 31 dicembre 2024 e consegnati entro il 30 giugno 2025: un intervento temporaneo che seppur utile – sottolinea UNRAE – non risolve in modo strutturale le criticità che la nuova normativa ha creato per imprese e, soprattutto, dipendenti. LEGGI TUTTO

  • in

    TLC, Asstel al Tavolo di Settore Telecomunicazioni con Urso e Calderone

    (Teleborsa) – “L’ecosistema delle TLC sta vivendo una trasformazione importante: attori tradizionali e nuovi collaborano e competono per offrire connettività e servizi di valore al Paese. Le imprese svolgono un ruolo strategico per la transizione digitale in atto e per raggiungere importanti traguardi in termini di innovazione, copertura, velocità e diffusione dei servizi nonché nel conseguire pienamente gli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR”. È quanto ha affermato il presidente di Asstel – Assotelecomunicazioni, Massimo Sarmi, al “Tavolo di Settore delle Telecomunicazioni” che si è svolto oggi alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone.Nel corso dell’incontro, Sarmi ha evidenziato come l’ecosistema delle TLC rappresenti il pilastro del progresso tecnologico e della competitività del Paese. “Il processo di trasformazione delle telecomunicazioni italiane ed europee – ha detto Sarmi – induce ad una articolata riflessione sul futuro dell’ecosistema, sugli interventi urgenti a garantirne la sostenibilità economica e l’occupabilità delle persone e la necessità di dotare il Paese di reti digitali adatte a supportarne la competitività, la sicurezza e l’autonomia”.Sarmi ha sottolineato le criticità che concorrono a determinare lo stato di difficoltà della filiera Tlc: nonostante il saldo di cassa abbia visto una diminuzione pari a -10 miliardi di euro e i ricavi siano scesi di oltre 7 miliardi di euro tra il 2013 e il 2023, gli operatori hanno garantito elevati investimenti, pari a 85 miliardi di euro nel medesimo periodo, relativi in particolare alla realizzazione dell’infrastruttura broadband con reti VHCN e 5G e agli investimenti per l’acquisto e il rinnovo delle licenze. Tale complessa dinamica economica, particolarmente avvertita nel mercato del CRM/BPO, riverbera i suoi effetti anche sul lavoro di oltre 200mila persone, con le imprese impegnate a sostenere la stabilità occupazionale e ad investire sulla formazione permanente e certificata, attraverso percorsi di ampliamento e consolidamento delle competenze delle proprie persone per dotarle degli strumenti necessari ad affrontare le sfide della trasformazione digitale. LEGGI TUTTO

  • in

    Open Fiber arriva in Abruzzo: 51 comuni coinvolti nell’iniziativa

    (Teleborsa) – La fibra ottica di Open Fiber è arrivata in Abruzzo. La rete ultraveloce, nei 51 comuni coinvolti nell’iniziativa, raggiunge 25mila unità immobiliari attraverso la tecnologia FTTH (Fiber-to-the-home, la fibra ottica stesa fino all’interno degli edifici), unica soluzione in grado di garantire velocità di connessione fino a 2,5 Gigabit al secondo. Si tratta – sottolinea Open Fiber in una nota – di un investimento strategico per la digitalizzazione del territorio che non grava sul bilancio del Comune. L’infrastruttura tecnologica, infatti, è stata finanziata con fondi regionali e statali nell’ambito del Piano Banda Ultra Larga (BUL) gestito da Infratel Italia, società del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con il coordinamento della Regione Abruzzo. La nuova rete è e resterà di proprietà pubblica.”Grazie alla rete FTTH e al progetto di cablaggio di Open Fiber, la Regione Abruzzo oggi è dotata di una rete ultra broadband in grado di erogare volumi di traffico dati sempre maggiori, consentendo di fare un uso veloce e abilitante dei collegamenti per lo smart working, lo streaming dei contenuti in HD, gli acquisiti online e l’accesso ai servizi da remoto della Pubblica amministrazione”, afferma Stefano Rigano, Regional Manager di Open Fiber nella Regione.Con l’iniziativa “Open Fiber la scelta che ti premia” – si legge nella nota – gli utenti residenziali di 21 comuni delle province di Pescara, Chieti, L’Aquila e Teramo che attiveranno una connessione ultraveloce attraverso gli operatori partner di Open Fiber entro L’1 ottobre 2025, potranno ricevere un voucher da convertire in buoni regalo. LEGGI TUTTO

  • in

    SACE in Egitto: al via il primo Framework Agreement con ALEXBANK

    (Teleborsa) – Al via il Framework Agreement di SACE con ALEXBANK la nuova soluzione nell’ambito del programma Push Strategy, che ha l’obiettivo di incrementare l’export italiano e che punta a rafforzare il posizionamento delle imprese italiane in Africa. ALEXBANK – fa sapere SACE in una nota – è la partecipata egiziana del Gruppo Intesa Sanpaolo e fa parte della Divisione International Banks, guidata da Paola Papanicolaou.Con questo prodotto il gruppo assicurativo finanziario italiano è pronto a garantire l’equivalente di 200 milioni di euro di finanziamenti erogati da ALEXBANK in favore di Buyers egiziani di dimensioni piccole e medie, attivi in settori focus, che hanno manifestato interesse ad aumentare il loro procurement dall’Italia. Si tratta – spiega SACE – di un passo in avanti nel modello innovativo della Push Strategy, che consente a SACE di ampliare il suo raggio d’azione – garantendo finanziamenti anche a realtà più piccole rispetto ai grandi buyer esteri che finora avevano avuto accesso allo strumento – con l’obiettivo di creare ancora più opportunità di export per le imprese italiane e sviluppare nuove connessioni in mercati GATE come l’Egitto.”Con il Framework Agreement puntiamo a creare, in sinergia con ALEXBANK, nuove connessioni e opportunità in Egitto, con l’obiettivo di aiutare le imprese italiane a diversificare sempre più i loro mercati di sbocco e rafforzare il loro posizionamento nel continente Africano – ha dichiarato Massimo Schirò, Head of Africa, Turkey, Middle East & Europe di SACE –. Oggi lo stiamo facendo in Egitto, ma stiamo sviluppando la medesima operatività in altri Paesi strategici”.”Il Framework Agreement di SACE con ALEXBANK rappresenta un momento di svolta nelle relazioni economiche tra Egitto e Italia – ha dichiarato Paolo Vivona, CEO di ALEXBANK –. In un contesto di crescente diversificazione e modernizzazione dell’economia egiziana, l’accesso a tecnologie, macchinari e competenze italiane di alta qualità assume un ruolo sempre più strategico. Attraverso questo programma di garanzie da 200 milioni di euro con SACE, ALEXBANK non si limita a facilitare operazioni, ma costruisce partnership industriali durature, in grado di promuovere una crescita sostenibile in Italia e in Egitto. ALEXBANK è orgogliosa di essere il motore finanziario di questo nuovo capitolo nel percorso economico comune tra i due Paesi”. LEGGI TUTTO

  • in

    La California è ora la quarta economia mondiale e la popolazione torna a crescere

    (Teleborsa) – La California ha ufficialmente superato il Giappone, diventando la quarta economia mondiale. Lo ha annunciato il governatore Gavin Newsom, citando i nuovi dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dal Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti.Secondo i dati del World Economic Outlook 2024 del FMI pubblicati ieri e i dati del BEA, il PIL nominale della California ha raggiunto i 4,1 trilioni di dollari, superando i 4,02 trilioni di dollari del Giappone e posizionando la California dietro solo a Stati Uniti, Cina e Germania nella classifica globale. Il dato sul PIL della California si basa sugli ultimi dati del BEA sul PIL a livello statale.Viene anche fatto notare che l’economia californiana sta crescendo a un ritmo più veloce rispetto alle tre principali economie mondiali. Nel 2024, il tasso di crescita della California del 6% ha superato quello delle tre principali economie: Stati Uniti (5,3%), Cina (2,6%) e Germania (2,9%). I dati preliminari indicano comunque che l’India dovrebbe superare la California entro il 2026.”La California non si limita a tenere il passo con il mondo: ne sta dettando il passo – ha dichiarato Newsom – La nostra economia prospera perché investiamo nelle persone, diamo priorità alla sostenibilità e crediamo nel potere dell’innovazione. E, mentre celebriamo questo successo, riconosciamo che il nostro progresso è minacciato dalle sconsiderate politiche tariffarie dell’attuale amministrazione federale. L’economia della California è il motore della nazione e deve essere protetta”.Newsom, un potenziale candidato presidenziale nel 2028 per i Democratici, ricorda anche che la popolazione della California è aumentata di quasi 250.000 persone lo scorso anno, benché rimanda sotto i livelli pre-pandemia. La crescita demografica dello Stato può essere attribuita a un aumento dell’immigrazione straniera legale e all’aumento demografico naturale. Il 2023 è stato il primo anno dal 2020 in cui lo Stato ha registrato un aumento netto.Secondo il governatore, lo Stato “traina la crescita economica nazionale” e versa al governo federale oltre 83 miliardi di dollari in più rispetto ai finanziamenti federali ricevuti. La California è il principale produttore agricolo del paese ed è anche il centro della produzione manifatturiera degli Stati Uniti, con oltre 36.000 aziende manifatturiere che impiegano oltre 1,1 milioni di californiani.(Foto: Maarten van den Heuvel su Unsplash) LEGGI TUTTO